Oggi parliamo di antibiotico resistenza o resistenza agli antibiotici. E’ un fenomeno per il quale un batterio risulta resistente all’attività di un farmaco antimicrobico. «La prima regola degli antibiotici è cercare di non usarli, la seconda è cercare di non usarne troppi.» (Paul L. Marino, The ICU Book)

L’abuso e l’utilizzo inappropriato degli antibiotici hanno contribuito alla comparsa di batteri resistenti. L’antibiotico-resistenza ha un importante impatto sull’uomo, sugli animali e sull’ambiente. È infatti più difficile se non impossibile riuscire a curare alcune malattie infettive: il decorso risulta più lungo, aumenta il rischio di complicanze, fino ad arrivare a esiti invalidanti e morte. Si è passati dai 18.668 decessi del 2003 a 49.301 del 2016 per infezioni ospedaliere. L’Italia conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue. Il dato emerge dal Rapporto Osservasalute 2018. L’antibiotico-resistenza ha importanti conseguenze sulla qualità della vita delle persone e anche un rilevante impatto economico per il singolo e la collettività.

Anche in questo periodo di emergenza Covid-19 Molti pazienti positivi ricevono una diagnosi di infezione secondaria mentre si trovano in ospedale, e le nuove infezioni hanno un impatto sulla loro sopravvivenza: da dati raccolti a Wuhan emerge che almeno la metà dei pazienti deceduti per il COVID-19 presentava almeno un’infezione secondaria( Clinical course and risk factors for mortality of adult inpatients with COVID-19 in Wuhan, China: a retrospective cohort study pubblicato a marzo del 2020. È necessario sottolineare che i batteri, anche quelli resistenti, non riconoscono confini geografici, né barriere di specie ed è per questo che il fenomeno dell’antibiotico-resistenza rappresenta una minaccia globale a tutti noi. L’uso degli antibiotici comporta un rischio anche per il possibile rilascio nell’ambiente di residui di questi medicinali, che possono contaminare acqua, suolo e vegetazione. I residui, continuando a essere attivi, possono svolgere la loro azione nei confronti dei batteri che comunemente popolano l’ambiente e, attraverso meccanismi complessi, la loro presenza può contribuire a selezionare batteri resistenti. Il problema dell’antibiotico resistenza è ulteriormente aggravato dalla auto-prescrizione, dalla prescrizione per situazioni in cui il loro uso non è giustificato (per esempio nei casi in cui le infezioni possono risolversi senza trattamento o nel caso di infezioni virali), la mancata presa in considerazione del peso del paziente e della storia del precedente uso di antibiotici, dal momento che entrambi i fattori possono influenzare fortemente l’efficacia di una prescrizione di cura per antibiotici; il mancato rispetto dell’intero corso prescritto di antibiotico, l’omissione nel prescrivere o nel seguire il corso del trattamento secondo precisi ​intervalli giornalieri e dall’uso sistematico degli antibiotici come promotori della crescita in zootecnia. Tutte queste pratiche citate possono facilitare lo sviluppo delle popolazioni batteriche resistenti agli antibiotici. Un inappropriato trattamento antibiotico costituisce un’altra comune forma di abuso di antibiotici. Un esempio comune di errore è la prescrizione e l’assunzione di antibiotici per trattare le infezioni virali come il raffreddore comune, su cui non hanno alcun effetto. Uno studio sulle infezioni del tratto respiratorio ha trovato che “i medici erano più inclini a prescrivere antibiotici ai pazienti che hanno creduto se lo aspettassero, anche se correttamente identificandone la necessità solo per circa 1 su 4 di questi pazienti”. Interventi multifattoriali rivolti sia a medici e pazienti possono ridurre l’inappropriata prescrizione di antibiotici. Il ritardo nella somministrazione di antibiotici per 48 ore nell’attesa di una risoluzione spontanea delle infezioni del tratto respiratorio può ridurre l’utilizzo di antibiotici; tuttavia, questa strategia può ridurre la soddisfazione dei pazienti.

Dal punto di vista ortopedico un aumento del numero di infezioni pregiudicherà la riuscita di molti interventi di chirurgica protesica, aumentando in modo esponenziale la possibilità di andare incontro ad un secondo intervento di revisione protesica con un aumento significato dei tempi di recupero( per il paziente) e dei costi (per il sistema sanitario nazionale) .

Per questo dobbiamo usare meno e meglio gli antibiotici.

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